Roma sparita

10 febbraio 2023

Roma sparita. La cena "sabbatina"



 Osteria romana (Achillle Pinelli)
A Roma sparita c'era un'antica usanza: quella della cena sabbatina. 
La sera del sabato, rigorosamente dopo la mezzanotte, si andava a mangiare all'osteria trippa e altri cibi considerati di grasso.

Curiosando nei testi di Giggi Zanazzo. Soprattutto gli artigiani (spesso chiamati artisti) la sera del sabato, dopo aver preso la paga, si davano appuntamento e andavano a godersi l'agognato riposo. 
Come? Facendo serenate alle belle donne romane o giocandoa carte e al tipico gioco da osteria chiamato la passatella. Al tocco della mezzanotte poi tutti a mangiare, a bere e a ubriacarsi all'osteria, soprattutto quelli che terminavano di lavorare nella tarda serata del sabato .
Così a Roma sparita la cena sabbatina era una cena abbondante (di grasso) (spesso di frattaglie) che si faceva dopo la mezzanotte del sabato.

Dopo il venerdì di magro si festeggiava.
osteria da Carlone
Questa usanza era dettata dal desiderio del popolo romano di festeggiare con una bella mangiata, il giorno che veniva dopo il venerdì (e gli altri giorni proibiti), quando si doveva mangiare di magro, in quanto il precetto della Chiesa cattolica imponeva l'astinenza dalle carni.
Il pesce era ammesso durante l'astinenza, per cui il venerdì era il giorno in cui tradizionalmente si consumava pesce nei paesi a maggioranza cattolica. 
Ma per il popolo romano questo tipo di dieta era proibitiva a causa dei costi.  Quindi vista la povertà generalizzata e dato che spesso il cibo era scarso e povero, si approfittava di qualche soldo guadagnato per godersi anche un momento di svago all'osteria.
Insomma al precetto imposto dalla religione e alle umili condizioni di vita, si rispondeva con la solita furbizia e voglia di trasgressione, spostando alla serata di sabato il momento di abbandono ai piaceri della tavola e non solo.
Questa usanza riflette l’ingegno di coloro che cercavano di aggirare il digiuno di precetto della vigilia, soprattutto se terminavano di lavorare nella tarda serata del sabato. Già durante il pontificato di Innocenzo X (papa dal 1644 al 1655) si apriva d'estate la paratoia vicina alla fontana del Moro, a Piazza Navona, e si inondava la piazza per metà, per permettere alla gente di sguazzare e giocare nell’acqua fino a mezzanotte, ora in cui il rintocco delle campane annunciava che era finalmente arrivata l’ora della cena sabatina (detta alla romana sabbatina).
Purtroppo però l'abitudine di Roma sparita della cena sabbatina  aveva una temibile conseguenza: spesso gli artigiani sciupavano tutto il guadagno della settimana e  rimanevano a secco. Ne soffriva anche la loro famiglia che per altri sette giorni, cioè fino al sabato appresso, doveva tirare la cinghia, col pericolo che si ricominciasse da capo. 
"Baccanale a Testaccio" B. Pinelli
Figuriamoci le comari romane quanto erano contente nel vedere i loro uomini uscire di sera e sperperare all'osteria i pochi soldi che dovevano servire per tutta la famiglia! 

Curiosando nelle poesie di G.G.Belli. E alla cena sabbatina  dedica un sonetto anche Giacchino Belli , intitolato proprio: La Sabbatina, dove si riporta un dialogo fra madre e figlio. Quest'ultimo sta uscendo proprio per andare a mangiare trippa, e vuole i soldi per andare all'osteria a gozzovigliare insieme alle donne poco oneste, che frequentavano queste compagnie di notte.

Oggi l’usanza della “sabatina” è tramontata, ma il modo di dire è rimasto (anche se poco conosciuto) e si dice di persone, appunto, che amano mangiare e bere smoderatamente.